THE SQUARE
Parte 4
di FABIO VOLINO

 

Nella piccola ed apparentemente insignificante cittadina di Beedle si sta per decidere del destino di un uomo e non solo.
Hector Ayala vede arrivare verso di sé il dottore della città, colui che fin dall’inizio lo ha guidato lungo un sentiero fatto di bugie e di mezze verità. Il suo sguardo non è più così compiacente, come nel corso del loro primo incontro: si era dimostrato un buon samaritano all’epoca, ma solo per il suo tornaconto. Non è sicuramente quello che dice di essere.
“Dunque ce l’ha fatta” dice costui “E’ arrivato alla risoluzione dell’enigma. Nessuno c’era mai riuscito prima. In ogni caso è caduto nella mia trappola”.
Hector osserva il quadrato luminoso che lo circonda, prova ad oltrepassarlo, ma non ci riesce. Una sorta di prigione mistica. Il dottore invece lo supera come se per lui fosse la cosa più naturale del mondo. I due si osservano a lungo, nessuno abbassa lo sguardo.
“Avrei dovuto sospettare di lei fin dal principio” dice l’eroe.
“Ma non l’ha fatto, perché è troppo ingenuo. Si fida troppo della natura umana, anche se nel mio caso l’umanità non c’entra nulla”.
Hector osserva la marea di persone che si è radunata attorno al quadrato luminoso: volto inespressivo, pupille bianche. Zombie o forse qualcos’altro.
“Vittime” dice il dottore come se gli avesse letto nel pensiero “Tutte mie vittime. Alcuni sono abitanti di Beedle, una città fantasma prima che vi arrivassi io. Altri sono coloro che, come lei, hanno visto quella videocassetta e non sono potuti sfuggire al proprio destino”.
“Ma chi è veramente lei? Perché fa questo?”.
“Chi sono?”. Improvvisamente è come se la pelle del dottore si liquefacesse, scivolando al suolo in gorghi infernali. “Sono l’incarnazione della disperazione, della miseria umana, delle sensazioni che dominano l’uomo prima di una tragica morte. Io sono l’inizio e la fine di tutto. Io sono…”. La pelle è venuta tutta via ed ora un terribile volto scheletrico sta fissando Hector Ayala con sguardo di ghiaccio. “… D’SPAYRE!”.

Da qualche parte.

Ecco, sta iniziando. Il compassato Mr. Blue non può fare a meno di tremare: non ha alcun modo di decidere del destino di questo scontro, la Tigre Bianca potrebbe anche non farcela. Non può finire adesso, in questo modo, non quando si è così vicini al risultato finale. Ed il tutto per colpa di un infimo demone, che il Supremo spazzerebbe via in un istante se fosse sul piano terrestre. No, in qualche modo Hector Ayala ce la farà, è un uomo dalle mille risorse. Il piano andrà avanti.
“Buona fortuna, Tigre Bianca” mormora Mr. Blue al vuoto davanti a lui.

New York.

La carica di Titania travolge Cardiac, che viene sbalzato all’indietro di alcuni metri: impatta con violenza contro un muro e crolla al suolo. Avverte dolore in ogni parte del suo corpo. Mary MacPherran gli si avvicina, lo osserva per alcuni istanti con quel sorriso maligno stampato in volto, poi si volta e torna indietro. Peggy Sue Lewis, è lei il suo obiettivo.
“Tutto questo non ha senso” pensa il vigilante.
Da quel che sa, Titania non è mai stata una spietata supercriminale: non ha mai ucciso nessuno ed anche nel corso del grande attacco dei Signori del Male ai danni dei Vendicatori si è tenuta defilata. Le interessa solo il suo tornaconto. E comunque mai e poi mai metterebbe in pericolo la vita del suo bambino. No, questo suo comportamento è privo di logica, a meno che…
“Qualcuno non la stia controllando”.
Qui ci sono tre vite in ballo, ognuna delle quali è divenuta preda inconsapevole di un gioco perverso. Eli Wirtham lotta ogni giorno per salvare queste vite, come dottore e come vigilante. Deve continuare nella sua lotta. Non ha mai perso la presa sulla sua staffa, dunque si rialza non prestando attenzione alle fitte di dolore che percorrono il suo corpo. La protende e lancia un paio di colpi contro la schiena di Titania. Spera siano sufficienti a metterla ko, ma ha fatto male i suoi conti. Mary MacPherran si volta e stavolta i suoi occhi sono iniettati di sangue. Con sprezzo del pericolo, Cardiac le si lancia contro e, evitando i suoi colpi, cerca un dispositivo di controllo: ma non ne trova traccia. Che sia nascosto sotto il costume? Prima però che possa fare qualcosa, sirene della polizia attirano la sua attenzione.
Le auto si fermano con uno stridore di freni, circondandola da ogni lato, e ne escono decine di uomini e donne con un giubbotto con dietro stampato CB. Un afroamericano prende la parola.
“Arrenditi subito, Titania. Sono Marcus Stone di Codice Blu. Al minimo accenno di…”.
Si capisce subito che la criminale tenterà un attacco ed i vari uomini dello speciale corpo di polizia si preparano a far fuoco con i loro fucili energetici.
“No, fermi!” prova a bloccarli Cardiac. Ma ormai è troppo tardi.

Beedle.

Hector Ayala non ha alcuna idea su chi sia questo D’Spayre, sa solo che vuole fargli del male. Sa che le sue azioni hanno ucciso un bambino. Sa che deve pagare. Si lancia in avanti e colpisce l’essere con un magistrale calcio volante: ma è come aver centrato un muro di mattoni e D’Spayre non si muove nemmeno.
“Di certo non hai idea delle forze con cui hai incrociato la tua strada” ribatte il demone passando disinvoltamente al tu “Io non sono uno di quei banali supercriminali che sei solito affrontare, io sono l’incarnazione di un concetto. L’incarnazione della paura, cui presto verrai assoggettato”.
“Evidentemente non mi conosci bene” quasi grida Hector “Finora non hai provocato in me paura, cabron, ma solamente rabbia. Rabbia per il fatto che ti sei preso una vita innocente, la vita di un bambino che non ti aveva fatto nulla”.
D’Spayre protende una sua mano, da cui esce una strana materia nera che va a colpire la Tigre Bianca: l’eroe vola all’indietro di alcuni metri, fino ad impattare contro la barriera invisibile che lo circonda. L’impatto lo stordisce di molto.
“Ne avevo bisogno per rinascere” avanza D’Spayre “E per me concetti come l’innocenza o l’età non hanno alcuna rilevanza. Io vivo nell’oscurità, eppure è stato proprio un essere oscuro ad abbattermi l’ultima volta: mi aveva avvolto nella sua cappa e mi aveva inondato di una luce inumana. Una luce che penetrò fin nella mia essenza e mi disgregò: a tutti gli effetti ero morto. Ma un mero involucro fisico non è certo un impedimento per me: vagai in un limbo infinito, fino a quando capii che per rinascere dovevo cibarmi di quelle stesse emozioni che mi avevano dato vita. La paura. Come quella che un genitore prova quando capisce che suo figlio non è quell’angelo che ci si aspetta: sforzando al massimo ciò che restava del mio potere sobillai le infime menti di quei due coniugi, facendo loro credere che loro figlio fosse il diavolo reincarnato. Oh, quanta paura hanno provato: tantissima paura, grazie alla quale sono rinato. Tuttavia ero ancora troppo debole”.
“Quel suo dannato colpo…” pensa Hector “Non so cosa mi abbia fatto, ma il mondo mi gira ancora intorno… devo lasciarlo parlare, guadagnare tempo… e sperare di uscire vivo da questa situazione”.

New York.

Decine di colpi energetici centrano Titania, che non urla di dolore. I fucili tacciono per un secondo, ma si nota che la criminale è ancora in piedi.
“Non datele tregua!” incita Marcus Stone.
“Aspettate!” prova invano a fermarli di nuovo Cardiac.
Altri colpi, altra angoscia. E stavolta qualcosa sortiscono poiché alla fine Mary MacPherran crolla al suolo, pur non perdendo mai il sorriso maligno presente sul suo volto. Subito vengono preparate manette speciali, mentre un trafelato Cardiac si reca da Stone.
“Voi siete dei pazzi incoscienti!” grida “Non l’avete visto? E’ incinta!”.
“Quello che so, Cardiac” ribatte Stone “E’ che Titania stava spargendo distruzione nella mia città e che io dovevo fermarla. C’è anche una donna ferita”.
Peggy Sue Lewis! Nella concitazione Eli Wirtham l’aveva quasi dimenticata. “Come sta? E’ grave?”.
“Non sono informazioni che sono autorizzato a passarti. Inoltre sei in arre…”.
Il vigilante capisce subito dove sta andando a parare la situazione, del resto è ufficialmente ricercato dalla legge. Così con un raggio dalla sua staffa colpisce la porzione di asfalto di fronte a Stone, costringendo l’agente ad arretrare. E quando il fumo si dirada di Cardiac non c’è più traccia.

Beedle.

“Ma tutta la mia debolezza sta per svanire ora, grazie a te, sciocco” dichiara D’Spayre avanzando verso la Tigre Bianca.
“E la videocassetta?” chiede Hector provando a rialzarsi “Cosa c’entra la videocassetta?”.
“La mente di voi esseri umani è limitata come il vostro coraggio. Io voglio conquistare così tanto potere da scalzare i demoni che sono a me superiori, quei demoni che fin dalla mia venuta all’esistenza mi hanno denigrato, trattato come inferiore. Belasco, Dweller, Mefisto… presto si pentiranno di avermi trattato in quel modo”.
“Un sentimento molto umano per un demone”.
“Una cosa naturale, invece, che si adatta a tutti gli esseri viventi. Ho infuso in quella videocassetta parte del mio potere: quando qualcuno la vedeva si sentiva obbligato a venire in questa città. Per via della maledizione al quarto giorno si faceva cogliere dalla paura più assoluta e diveniva così una mia facile preda. La assoggettavo così alla mia volontà. Quelli che vedi attorno a te sono tutte le mie vittime, vittime che hanno popolato una città prima semideserta. Poi però è successa una cosa particolare, straordinaria: tu hai visto quella videocassetta”.
“Cosa vuol dire questo?”.
“Tu non sei una persona come le altre, Hector Ayala. E nemmeno un supereroe come gli altri. Quella gemma che porti, quella gemma che brilla anche adesso sul tuo petto… possiede una energia straordinaria. Un’energia che farò presto mia, diventerò potente come non lo sono mai stato… sarò invincibile”.
“Per me non sei diverso da tutti gli altri folli che ho incontrato in vita mia” accusa l’eroe.
“Non sono peggiore di colui che uccide un bambino e poi va in televisione, facendosi pagare profumatamente, e chiedendo in lacrime la liberazione dicendo al contempo che lui è una persona innocente, che non farebbe male a una mosca; non sono peggiore di quei giornalisti che speculano sul dolore e pongono le stesse, sciocche domande a chi ha subito una tragedia in ogni momento, anche davanti ad una tomba. Sono un essere con una forte ambizione, una ambizione che prima mi pareva irraggiungibile: una ambizione che mi aiuterai a perseguire”.
“Mai!”.
Ritrovate le forze, la Tigre Bianca si lancia verso il demone e prova a sferrargli un altro calcio. Ma D’Spayre alza una mano e lo ferma a mezz’aria, abbrancandolo poi al collo.
“Questa è la conferma definitiva: non hai idea di chi stai affrontando”.
Subito dopo una aura nera avvolge l’eroe, una aura che gela il suo corpo e gli fa provare una chiara sensazione: la paura.

New York General Hospital.

Inizialmente Marcus Stone intendeva portare immediatamente Titania in un centro di detenzione. Solo che prima ancora che venisse organizzato il trasferimento, gli era arrivata un’ingiunzione da parte di un avvocato che gli intimava di trasferire immediatamente Mary MacPherran alla più vicina struttura ospedaliera. Stone aveva borbottato per un po’, poi si era dovuto adeguare.
Subito dopo che Titania era stata ricoverata, il suo letto e la sua stanza circondata da un manipolo di poliziotti nemmeno fosse la più spietata delle terroriste, si era presentato un dottore, il quale aveva affermato di essere il medico personale della donna. Le sue credenziali erano state esaminate e confermate e così ora Eli Wirtham si trova al cospetto della criminale che ha tentato di uccidere sia lui che Peggy Sue Lewis. L’avvocato per fortuna non ha riportato gravi lesioni ed in pochi giorni verrà dimessa.
L’eroe e chirurgo vuole capire: vuole capire perché una criminale che non ha mai mostrato atteggiamenti assassini sia improvvisamente impazzita ed abbia causato il panico nelle strade. Vuole capire perché abbia attaccato proprio lui e Peggy Sue. Vuole capire se tutto questo ha in qualche modo a che vedere con Hector Ayala. Tante domande, pochi indizi, nessuna strada percorribile, nessuna risposta. Ora però ha un bambino da salvare.

Beedle.

Devastante, terribile: la sensazione che sta investendo in questo momento la Tigre Bianca è qualcosa di insopportabile. Rivede l’assassino di sua sorella Awilda, un omicidio che lui non ha potuto impedire. Vede il figlio dei Watts, una vittima innocente di tutta questa assurda vicenda… e la paura lo sovrasta. Una paura che non riesce a combattere.
“Ora sei alla mia mercè, anzi, lo sei sempre stato!” trionfa D’Spayre allungando la sua mano verso la gemma dell’eroe “Ed ora il tuo potere è mio!”.
La mano scheletrica dell’essere si avvolge attorno alla gemma bianca della Tigre Bianca ed un’aura altrettanto bianca inizia ad avvolgerlo. “Sì, la sento, una incredibile energia: nemmeno Mefisto potrà contrastarla!”.
A Hector Ayala quasi non pare vero che questa sia la fine, dopo tutto quello che ha passato… Nemmeno è riuscito a comprendere la vera natura del piano di D’Spayre. La fine? Arrendersi? Senza nemmeno provare a lottare? No, non è da lui cedere così: anche se la situazione appare senza speranza ci deve essere una possibilità, c’è sempre una possibilità.
E così Hector allunga le sue mani, le quali si stringono attorno al collo di D’Spayre.
“Cosa speri di fare?” chiede il demone con tono sprezzante.
“Sai, forse è vero, forse non ho ancora ben chiaro chi sto affrontando. Però c’è un errore che gente come voi commette sempre: crede di poter maneggiare un potere più grande di loro. Il tuo involucro è in grado di sopportare la tremenda energia di questa gemma?”.
“Sciocchezze: se ci riesce un essere umano quale sei tu…”.
“Vedi, D’Spayre, io non assorbo le energie della gemma, semplicemente le uso. E ne uso solo una minima parte. Ora però intendo sfruttarla al massimo e dentro di me ho la certezza che questo ti distruggerà”.
“La tua è solo una vana speranza”.
Con quello che appare come un grido di liberazione, Hector Ayala emette una intensa aura bianca, la quale va poi ad avvolgere il suo corpo e quello di D’Spayre. Si tratta molto più di un semplice gioco di luce, è come se fosse qualcosa di vivo, qualcosa che pulsa. Un’anima senza corpo, in cerca di vendetta.
“Cosa succede?” si interroga il demone “Questa luce…”.
“E’ la luce della speranza, D’Spayre” risponde la Tigre Bianca “La luce che sconfigge la paura: io non provo più terrore di fronte a te, anzi, voglio che tu paghi per quello che hai fatto”.
“Sciocco, stai sfruttando al massimo le tue energie: verremo annientati entrambi”.
“No, D’Spayre, solamente tu. Io sopravviverò per continuare a combattere la malvagità che tu rappresenti”.
“Fermo, fermo…”.
La luce diventa anche suono, sovrasta qualsiasi altro rumore ed improvvisamente il demone comincia a perdere consistenza, a sfaldarsi. Hector Ayala sta trionfando, ma vuole che la sua sia una vittoria piena, dunque intensifica la sua stretta sul collo dell’essere.
“Il bambino, D’Spayre”.
“Cosa?”.
“Il figlio dei Watts. Mi rifiuto di lasciarlo a te, liberalo”.
“Stai vaneggiando!”.
“No, D’Spayre: oggi il bene trionferà su tutta la linea, non permetterò che l’innocenza venga nuovamente calpestata. Esseri come voi devono essere cancellati dall’esistenza!”.
Ed in quel momento la luce raggiunge la sua massima intensità ed il suo massimo rumore, fino a coprire ogni altra cosa. Fino ad avvolgere il mondo intero nella sua purezza per inondarlo del bene assoluto.

Istituto Lombroso.

La luce attraversa lo spazio ed il tempo e si concretizza in una forma più piccola, che come un fulmine irrompe nella camera dove Naomi e Jack Watts sono strettamente abbracciati: tra loro non c’è stato bisogno di parole. E senza parole rimangono quando quella luce svanisce e lascia al suo posto ciò che credevano di aver perduto per sempre.
Il loro bambino, che si agita felice muovendo le mani ed i piedi. I due coniugi rimangono increduli, bloccati sul posto per molti secondi: fanno fatica a convincersi che non si tratta di uno strano sogno. Alla fine, timidamente, Naomi si alza e va a scrutare quella meraviglia del creato: lo guarda negli occhi, lo guarda a lungo e bene, per accertarsi che dentro di lui non ci sia più quell’abisso che l’aveva trascinata verso la follia. Vi vede riflessa unicamente dell’innocenza. E finalmente, mentre un fiume di lacrime le bagna il volto, lo prende tra le sue braccia.
I pensieri di Jack Watts vanno per un istante all’uomo che l’ha condotto qui, che l’ha tratto fuori dal baratro della disperazione: aveva giurato che l’avrebbe fatta pagare a colui che aveva osato perpetrate un atto così ignobile. A quanto pare ha mantenuto la promessa. “Dovunque tu sia, ti dico grazie”.
Poi corre ad abbracciare la sua famiglia.

Da qualche parte.

“Ce l’ha fatta” è il pensiero di sollievo di Mr. Blue “Ce l’ha fatta davvero, ha sconfitto D’Spayre. Sei davvero il miglior soggetto che io potessi trovare, Hector”.
Sollevato, si reca in un’altra stanza, dove un uomo provato continua ad ansimare da svariati minuti.
“Sono molto deluso da lei, signor Masters” dice Mr. Blue “Era certo che grazie al suo controllo delle persone sarebbe riuscito ad uccidere Peggy Sue Lewis. Ho fatto male a fidarmi di lei ed a farle scegliere Titania”.
“C'è stato un imprevisto” prova a giustificarsi l’uomo “Non immaginavo che...”.
“Il problema con voi supercriminali è che spesso non immaginate. Ed a volte questa mancanza di immaginazione vi costa cara: mi dica, signor Masters, pensava davvero di poter maneggiare per così tanto tempo e per così tante volte della creta radioattiva senza pagarne le conseguenze?”.
Il Burattinaio non risponde, ogni altra parola apparirebbe superflua in questo momento.
“Si ricordi che solo noi possiamo curarla” continua Mr. Blue “Ma solo se lei esegue alla perfezione i nostri ordini. Diversamente... potrà dire addio a questo mondo ed a sua figlia”.
Philip Masters continua a restare in silenzio.

Beedle.

La notte lascia posto al giorno e ad una scena incredibile: decine di persone riverse al suolo, incoscienti. Sembrano morte… ma non lo sono. Alle prime luci dell’alba giunge sul posto una pattuglia della polizia, allertata da una telefonata anonima, e come arriva chiede subito l’intervento dei soccorsi.
Svariate ambulanze sfrecciano poi lungo le strade, portando le persone svenute ai più vicini centri ospedalieri. Non hanno riportato gravi ferite, sono solo in uno stato di shock dal quale si riprenderanno presto: si scoprirà che molti di loro sono adolescenti scappati di casa. I genitori, prontamente richiamati, potranno finalmente riabbracciarli. Quando verranno interrogati, tutti risponderanno che non avevano alcuna idea di come erano capitati in quella città, né del motivo per cui erano scappati di casa.
Dei vari pazienti, solo uno versa in condizioni gravi e per precauzione viene posto in coma farmacologico. La gemma che porta al collo cattura subito l’attenzione di un avido infermiere: una volta che il paziente è stato lasciato solo, prova a sottrargliela, ma in risposta riceve una tremenda scossa. Sconvolto, la pone in un cassetto accanto al letto del paziente, per poi dimenticarsene. Poco dopo si scopre che questo paziente ha i capelli tinti e si decide di togliergli questa tintura. Viene subito constatato come il paziente abbia una incredibile capacità di recupero.
Un paio di giorni dopo, un dottore con la memoria di ferro riconosce il soggetto e chiama immediatamente la polizia. Il giorno dopo il paziente viene fatto uscire dal coma farmacologico, ma gli ci vogliono ancora un paio di giorni perché l’oscurità davanti ai suoi occhi si schiarisca e riprenda pienamente i sensi. E la prima vista non è delle più piacevoli: un cordone di poliziotti circonda il suo letto e nei loro occhi c’è uno sguardo di compiacimento, come di un cacciatore che ha catturato la sua preda dopo un lungo inseguimento.
Un agente avanza verso il paziente. “Hector Ayala, ti dichiaro in arresto per l’omicidio di Rick Mason. Hai il diritto di restare in silenzio, tutto quello che dirai…”.
La formalità dell’agente viene interrotta da un tremendo rumore, una pallottola che viene esplosa e sfonda il suo cranio. Gli altri poliziotti non hanno nemmeno il tempo di reagire che vengono investiti da una gragnola di colpi, sembra di essere in uno scenario di guerra. Alla fine un lago di sangue circonda il letto dell’eroe ed il suo ‘salvatore’ fa il suo ingresso.
“No, non è possibile” esclama l’eroe con voce roca “Tu sei morto”.
“E’ vero, Hector, sono morto: un’esperienza decisamente sopravvalutata, ti devo confessare. Però il mio compito non è ancora finito. Dunque ora hai di fronte a te il nuovo e più efficace Agente Speciale Pratt”.

CONTINUA...

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